Orari
lunedì | da martedì a domenica |
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chiuso | 08:00 - 18:00 |
Ingresso libero
Entrata consentita fino a 30 minuti prima della chiusura
Donna dallo straordinario fascino e intelligenza segnò l'epoca dell'antifascismo e della ricostruzione. Forte e insieme dolce, vissuta sempre fra arte e politica attiva.
Esempio di una generazione che ha attraversato avventurosamente antifascismo, guerra e ricostruzione, a cui tutti, indipendentemente dalle convinzioni politiche, devono molto. Nata nel 1920 a San Gimignano da una famiglia di artisti - il nonno Antonio fu pittore decoratore, il papà Raffaele era un noto pittore mentre la mamma Maddalena Ceccarelli scriveva poesie - Lidia De Grada nel ‘29 si trasferì a Milano, dove frequentò il liceo artistico e poi l’Accademia di Brera.
L'appartamento dei De Grada in via Omboni divenne ben presto un punto d'incontro per i giovani antifascisti: merito del fratello Raffaele, in casa chiamato Raffaellino, per distinguerlo dal papà. Fu lui il primo in famiglia a diventare militante comunista, mentre la casa si trasformò in un porto di mare, ove si incontravano intellettuali, artisti e scrittori. Tra questi i pittori Tosi, Carpi, Guttuso, Tomea, Cantatore, Fontana, Mucchi, Birolli, Marussig e Treccani, lo scultore Manzù, critici, scrittori e poeti come Ferrata, Anceschi, Quasimodo, Gatto, Vigevani, Sinisgalli, Sereni, Vittoriani e Carrieri, oltre a Venanzi, Ferrieri e al regista Lattuada. Tutti amici del movimento di “Corrente”, rivista fondata e diretta dal giovane Ernesto Treccani, anche lui pittore, figlio del senatore Giovanni Treccani degli Alfieri, industriale tessile, fondatore ed editore dal 1925 dell'Enciclopedia Italiana.
Nel 1995, dopo più di cinquant'anni di militanza comunista, Lidia De Grada Treccani ha raccontato la sua storia, a volte generosamente esemplare, nel libro Signora Compagna, un titolo che sintetizza il contrasto a cui ha saputo, scelta dopo scelta, dare una personale forma componendolo nella sua vita. I ricordi: «Ernesto Treccani, pur provenendo da una famiglia alto borghese, non solo aveva preso la via della sinistra ma aveva fondato la rivista “Corrente” intorno alla quale si erano raccolti, fino alla sua soppressione da parte di Mussolini alla vigilia dell'entrata in guerra nel 1940, poeti, filosofi, scrittori, pittori, scultori». Treccani e Raffaellino De Grada si frequentavano mischiando case e compagni. Lidia, sorella di Raffaellino, fu conquistata dalla gentilezza dei modi e dall’intensità dello sguardo di Ernesto. E lui dallo straordinario fascino e dall’intelligenza della giovane. Si sposarono nel 1943 a Macugnaga.
E così due giovani di classi sociali diverse, avendo però gli stessi ideali, cominciano la loro vita di sposi. Ma Ernesto fu arrestato per aver distribuito stampa clandestina. Rilasciato, per la coppia iniziò un periodo difficile e avventuroso: vagavano da una casa di amici all'altra, ricercati dalla polizia politica. Decisero allora di riparare in Svizzera, dove nacque a Mendrisio il loro primo figlio Giulio. Furono alloggiati in un campo di concentramento per profughi. Con la liberazione tornarono a Milano, dove nel ‘46 nacque la figlia Maddalena.
L'impegno personale continua: Ernesto per anni pittore e attivista a Melissa, in Calabria, dopo l’eccidio durante una manifestazione per la terra ai contadini; Lidia alla scuola di partito e, per 35 anni, con incarichi nella pubblica amministrazione.
Eletta infatti nel 1957 consigliere al Comune di Milano per due amministrazioni, fu poi consigliere alla Provincia e quindi assessore del Comune di Rozzano.
Attiva nell'U.D.I. (Unione donne italiane), si impegnò con continuità nel sociale e nel mondo della scuola, dirigendo inoltre dal 1964, con Gianni Rodari e Ada Gobetti, il Giornale dei genitori. Negli ultimi anni era vicepresidente della Fondazione Corrente.