Orari
lunedì | da martedì a domenica |
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chiuso | 08:00 - 18:00 |
Ingresso libero
Entrata consentita fino a 30 minuti prima della chiusura
Maria Corti ricevette l’Ambrogino d'Oro nel 1989: lo stesso anno in cui ottenne il riconoscimento del premio Flaiano e del premio speciale per la letteratura della presidenza del Consiglio. «La sua vasta opera di autrice e studiosa - spiegava la motivazione della Medaglia d'Oro - ha onorato la cultura del nostro Paese e la nostra città, arricchendo la storia della lingua italiana e la metodologia critica di originali modalità». Milanese di nascita, esponente dell'Accademia dei Lincei, Maria Corti ha compiuto un percorso di vita e di riflessione tra ricerca e creatività. Da un lato, la filologia, la fondazione e la direzione del Fondo dei Manoscritti degli autori moderni e contemporanei - capace di schiudere possibilità nuove di studio e scoperta, salvando anche un patrimonio d'affetto e di ricordi -, l'insegnamento. Maestra e madre per tanti allievi-discepoli che, da lei, hanno imparato tratti rari e preziosi del suo essere: non solo la serietà del metodo, ma anche l'apertura verso gli altri, la generosità, l'ottimismo. Dall'altro lato, la feconda attività di narratrice con la pubblicazione di una decina di romanzi: da L'ora di tutti a Il ballo dei sapienti, da Voci dal Nord Est a Otranto allo specchio, da Catasto magico ispirato al fascino dell'Etna a Le pietre verbali in cui rivive il sogno rivoluzionario del ’68 attraverso i gerghi degli amati studenti. È ancora Cantare nel buio e il Canto delle sirene, uno dei romanzi più belli dominato dal richiamo incessante di quella curiositas intellettuale che attorno alla vicenda di Odisseo si definisce: la conoscenza intesa come un viaggio continuo, arrischiato, irrinunciabile. Le sirene, dunque, figure mitiche inseguite partendo da un'intuizione geniale: quella di poter rileggere il grande canto di Dante dedicato a Ulisse svelandone i misteri filosofici finora trascurati. «A fianco di Ulisse - annotava - che cos'è mai Lucifero se non un misero prestigiatore e imitatore! (...) Il vero nemico di Dio è invece Ulisse, per il quale il sapere e la libera indagine sono più importanti di Dio stesso».