Orari
lunedì | da martedì a domenica |
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chiuso | 08:00 - 18:00 |
Ingresso libero
Entrata consentita fino a 30 minuti prima della chiusura
Metilde Viscontini Dembowski (1790-1825) dimostrò per tutta la sua vita un temperamento dignitoso ed indomito, tanto da rimanere scolpita come ispirazione per i movimenti rivolti al riconoscimento dei diritti delle donne lungo il corso dell’800. Figlia dell’alta borghesia milanese, Metilde fu data in moglie all’ufficiale polacco Dembowski, di cui fu costretta a tollerare i maltrattamenti; animata da ideali di libertà ed indipendenza, e contro i dettami del codice napoleonico ed asburgico, pretese di allontanarsi dal marito insieme alla loro discendenza, ribellandosi alle violenze e fuggendo in Svizzera con il figlioletto più piccolo. Dopo innumerevoli travagli, e grazie ad una rete di amicizie influenti, riuscì ad ottenere la separazione ufficiale dal marito, al quale tuttavia restarono affidati i figli. Protagonista di vari salotti intellettuali, da Milano al Piemonte, si impegnò sempre per favorire gli ideali del liberalismo a sud delle Alpi. Fu amica di Federico Confalonieri, Ugo Foscolo, Piero Borsieri, e la sua affiliazione alla società segreta dei Federati - che si opponeva al potere austriaco - le costò un arresto nel 1821. Negli interrogatori le cronache riportano che la Viscontini fornì prova di intelligenza e coraggio, riuscendo sempre a smentire i propri coinvolgimenti. Lo scrittore Stendhal fu a lungo innamorato di lei, senza mai essere corrisposto; alla donna sono dedicati due personaggi de “Il Rosso e il Nero”: la marchesa La Mole, chiamata nel romanzo Mathilde, e la malinconica Madame de Renal.
nobildonna e patriota, favorì gli ideali liberali e partecipò attivamente a Milano ai moti del 1821.