Orari
lunedì | da martedì a domenica |
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chiuso | 08:00 - 18:00 |
Ingresso libero
Entrata consentita fino a 30 minuti prima della chiusura
Quando parlava degli Stati dell’Africa e dell’Asia, dei popoli che avevano vissuto il sogno della libertà dopo il colonialismo, li definiva amichevolmente “i nostri Paesi”.
Enrica Pischel Collotti è stata per vent'anni professore ordinario di storia e istituzioni dei Paesi afro-asiatici alla Statale di Milano, la città dove il suo itinerario scientifico e ideale si è sviluppato, e che le ha conferito la Medaglia d’oro nel dicembre del 2002.
Con le sue analisi esemplari, le sue interpretazioni costruite attraverso affinamenti continui del ragionamento, ha contributo a una reale conoscenza del passato e a una più profonda comprensione dei problemi contemporanei che lacerano alcune regioni del pianeta: il mondo arabo-islamico e la cultura ebraica, le civiltà orientali, la Cina e l’India.
Dalle riflessioni sulle riviste italiane e straniere di relazioni internazionali ai saggi su Mao e il celeste Impero — Le origini ideologiche della rivoluzione cinese, La Cina rivoluzionaria — fino alle opere più tarde — L'India oggi, Gandhi e la nonviolenza —, il suo lavoro è stato un punto di riferimento assoluto per studenti e ricercatori.
Amava l’università, i suoi allievi della sua facoltà di scienze politiche, in via Conservatorio. E qui, tra i suoi luoghi di sempre, desiderava ricevere l’ultimo saluto: una scelta sentita e quasi obbligata per una vita che, nell’insegnamento, aveva trovato la sua vera ragion d’essere.
Dal padre Giuliano aveva ereditato la passione politica come una seconda natura, come profonda sollecitudine verso il destino degli uomini che sosteneva con il suo impegno di studiosa.
In entrambi i campi non rinunciava mai al potere della critica, ben sapendo che — nella dialettica così come nella storia — sono troppe le variabili in gioco per poter essere sicuri o, tanto meno, dogmatici. I valori in cui fermissimamente credeva, il suo apparente estremismo, erano, in realtà, talmente intrecciati con la consapevolezza dei limiti della conoscenza e della condivisione politica da ammettere dubbi, riconsiderazioni, confronti, interrogazioni continue sugli opposti.
Enrica Pischel Collotti si misurava con i fatti, con la realtà, sforzandosi di capire senza lasciarsi deviare dai suoi ideali: persino quello — parte integrante del suo pensiero e della sua militanza — rappresentato dalla costruzione di una società più giusta per tutti.