Orari
lunedì | da martedì a domenica |
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chiuso | 08:00 - 18:00 |
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Angelica Balabanoff (1878-1965) ha assunto nel corso del XX secolo un ruolo intellettuale di riferimento per tutte le donne che scendono in campo e reclamano attivamente il proprio protagonismo nella scena politica. Non era comune, ai suoi tempi, che una donna figurasse in una posizione di spicco nelle attività di partito e nemmeno nelle mansioni della propaganda ideologica, ma lei, russa e di origine ebraiche, per tutta la vita ha lottato per abbattere lo status quo che vedeva le donne relegate come figure di secondo piano nella grande partita della storia. Dopo aver studiato in tutta Europa, tra la Germania, la Svizzera e il Belgio, Angelica si laureò in filosofia, fino a diventare allieva di Antonio Labriola, a Roma. Poliglotta e cittadina del mondo, si iscrisse al Partito Socialista Italiano scalandone i ranghi fino alla direzione.
Lei, che era stata amica di Rosa Luxembourg, si trasferì poi in Svizzera per assistere gli immigrati italiani che vivevano in condizioni di miseria e di stenti: lì conobbe Lenin, e lo seguì con entusiasmo nella Rivoluzione comunista.
Nel 1919 divenne segretaria della Terza Internazionale, lavorando strettamente con Stalin e Trotsky, finché alcuni attriti con il partito bolscevico non la ricondussero via dalla Russia. Animata dal credo “Guerra alla guerra” fu voce del pacifismo durante il secondo conflitto mondiale, e dopo la fine del regime fascista fece definitivamente ritorno in Italia, per entrare nel PSDI di Giuseppe Saragat. Qui, in Italia, ha insegnato alle donne come rivendicare la propria voce in politica, fino alla sua scomparsa nel ’65.