Edicola Dompè di Mondarco

Edicola Dompè di Mondarco


Edicola Dompè di Mondarco

Scheda

Denominazione:
Edicola Dompè di Mondarco
Posizione:
Riparto VII, spazio 174
Autore:
Giorgio Clerici di Cavenago, Stefano Lo Bianco (architetto), Nando Conti (scultore)
Data esecuzione:
1959-1964

Nel settore di levante del Cimitero Monumentale, affacciata verso il viale secondario dei tigli che lambisce anche il Riparto VII, si impone per mole l’edicola della famiglia Dompè di Mondarco. Una solenne struttura “a vela” in granito di Montorfano e serizzo Valmasino con copertura in rame e pavimento in granito rosso di Svezia, custodisce un prezioso sarcofago romano in marmo con muse risalente alla metà del III secolo. Sul retro corre invece un lungo bassorilievo in granito bianco con festosi angeli cantori e musicanti resi a bassorilievo.
La sepoltura di famiglia viene commissionata da Franco Dompè (1911-2002) a seguito della scomparsa della madre, la contessa Luigia Bestetti, avvenuta nel 1955 e di quella del padre Onorato, sopraggiunta pochi anni dopo. Franco, laureatosi in chimica e farmacia a Pavia, nel 1939 inizia a lavorare nella già ben avviata attività di famiglia, trasformando nell’anno successivo l’operato del padre, chimico anch’egli e fondatore della catena delle Farmacie italo-inglesi, in una realtà industriale a tutti gli effetti. Darà poi vita, in proprio, alla odierna Dompè Farmaceutici. Onorato Dompè (1868-1960) che qui riposa, era a sua volta figlio di Gian Antonio Dompè, cultore appassionato di scienze chimico-farmaceutiche che nel lontano 1853, aveva aperto nella centralissima Piazza della Scala a Milano, una piccola bottega di speziale frequentata all’epoca anche da personaggi del calibro di Manzoni, Verdi, Leoncavallo e Puccini; il primo passo per quella che sarà un’azienda milanese di nascita, ma dal successo internazionale.
L’edicola Dompè, il cui progetto viene approvato nell’aprile del 1959 e modificato a più riprese fino al 1964, è opera degli architetti milanesi Giorgio Clerici di Cavenago (1925-2006) e Stefano Lo Bianco (1926-????), di cui poco si conosce dal punto di vista personale e professionale, ma che insieme realizzarono svariate opere civili e industriali. La parte scultorea è invece affidata a Nando Conti (1906-1960). Originario di Laufen in Svizzera, nel 1923 Conti giunge a Milano dove continua la sua formazione sotto la guida di Adolfo Wildt (1868-1931) ed Eugenio Pellini (1864-1934), compiendo inoltre un apprendistato nello studio di Giannino Castiglioni (1884-1971). In città Conti partecipa anche al concorso, indetto nel 1950, per la realizzazione della quinta porta del Duomo - vinto dal bolognese Luciano Minguzzi (1911-2004) - classificandosi terzo.

M.C.

 

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