Monumento Boito

Monumento Boito


Monumento Boito

Scheda

Denominazione:
Monumento Boito
Posizione:
Edicola G di Ponente Superiore, arcata 60
Autore:
Luigi Albertini, Lodovico Pogliaghi (scultore)
Data esecuzione:
1921

Nell’ala di ponente, all’imbocco dell'Edicola G superiore, è collocato il monumento funebre per i fratelli Arrigo e Camillo Boito. Si compone di una base a gradini sormontata da un sarcofago dedicato ad Arrigo davanti al quale una cetra bronzea omaggia la sua passione per la musica; la seconda parte del monumento, riservata al fratello maggiore Camillo, è invece impreziosita da bassorilievi in bronzo rappresentanti un’allegoria delle arti. Sullo sfondo a mosaico di un blu brillante, si staglia un’urna in porfido attorniata dalle figure allegoriche della Speranza e della Fede in memoria della madre Giuseppina Radolinska (?-1859).

Camillo Boito (1836-1914), professore di Architettura presso le Accademie di Belle Arti di Venezia e di Brera, nonché tra i fondatori della Politecnico di Milano, è stato un’autorità indiscussa nel campo dell’architettura e del restauro della sua epoca. Tra le sue opere si ricordano l’impegnativo restauro della basilica di Sant’Antonio a Padova e la Casa di riposo per musicisti Verdi a Milano. Il fratello minore Arrigo (1842-1918), invece, è stato uno dei principali esponenti della Scapigliatura in letteratura, ma soprattutto un librettista e musicista assai attivo, che collaborò con Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi e numerosi altri autori.

Il monumento in memoria dei fratelli Boito è attribuito a Luigi Albertini e al poliedrico artista milanese Lodovico Pogliaghi (1857-1950). Quest’ultimo, allievo all’Accademia di Brera proprio di Camillo Boito, fu anche uno degli alunni prediletti da Giuseppe Bertini, che lo volle come collaboratore nei lavori di decorazione della casa museo Poldi Pezzoli (1878) e del palazzo Turati, in via Meravigli (1885). Al Cimitero Monumentale di Milano, Pogliaghi si occupò inoltre dei cartoni per le lunette mosaicate che si trovano sul fronte principale del Famedio (1887).

 

C.Z.

 

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