Orari
lunedì | da martedì a domenica |
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chiuso | 08:00 - 18:00 |
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Realizzata nel 1896 dallo scultore Achille Alberti in memoria di Ferdinando Lucini, l’opera – intitolata Sconforto – traduce senza mezzi termini l’angoscia sperimentata dall'uomo dinnanzi alla “solenne e ferale quiete del camposanto” (cfr. E. A. Marescotti). Nel 1915 il basamento ornato da cippi, urne e piccoli obelischi, venne sostituito dall'attuale sarcofago in pietra di Sarnico; completa la composizione un gallo in bronzo, letto dalla critica come segno rivelatore del nuovo giorno.
Fra i defunti tumulati nella tomba si ricorda Gian Pietro Lucini (1867-1914), complessa figura di transizione nel panorama culturale italiano fra i secoli XIX e XX, noto per essere stato uno dei primi promotori del verso libero. Formatosi a stretto contatto con l’ambiente scapigliato, l’intellettuale si fece interprete di una scrittura insofferente e ribelle, impegnata a contrastare – attraverso una satira corrosiva – l’asfittica atmosfera postunitaria italiana, combattendone luoghi comuni ed arretratezza ideologica.
La lotta per liberare la società dalle sue ipocrisie, ebbe un infelice contraltare nella lunghissima battaglia contro la tubercolosi ossea, che lo consumò poco a poco senza mai spegnerne lo spirito.
Achille Alberti (1860-1943) – presente in questo cimitero con numerosi interventi, su tutti l’edicola Quaglino (Necropoli, spazio 137) – diede forma a opere “misurate” e di notevole mestiere che, pur risentendo della nuova temperie simbolista, non dimenticarono mai “l’eccellente grammatica” (cfr. G. P. Lucini) classica. Nel 1895 l’artista, legato a Gian Pietro Lucini da un sincero rapporto di stima, scelse di ritrarlo nel marmo conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, replicato poi in diversi esemplari.
D.C.
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- Le simbologie arcane del Monumentale