Orari
lunedì | da martedì a domenica |
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chiuso | 08:00 - 18:00 |
Ingresso libero
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Commissionata nel 1894 da Teresa Negri in memoria del marito Giovanni Baj Macario, l’opera raffigura un angelo inginocchiato sul sepolcro, con grandi ali disposte a corona. Se la leziosità di certe tendenze contemporanee finiva col ridurre la stessa arte funeraria a “ninnoli da salotto”, il modellato sintetico di Pellini rivela invece una sincera adesione al profilo psicologico del soggetto rappresentato; in altre parole ci viene offerta la fragilità di un essere, piagato a tal punto dalla sofferenza, da celare il proprio volto fra le mani. A conferma dell’innata sensibilità scultorea dell’artista varesino, si consideri ora l’elegante tumulo per la giovane Giuseppina Macario (emiciclo ponente, spazio 80), realizzato qualche anno più tardi: in questo caso l’elevato intuito per la resa plastica, si traduce in un trattamento materico delle superfici, con l’inevitabile prevalere della componente decorativa a scapito di quella descrittiva.
Eugenio Pellini (1864-1934) – instancabile cantore dell’infanzia e dell’intimità domestica – viene ricordato come uno dei maggiori interpreti della cultura liberty; ne sono prova i significativi monumenti conservati in questo cimitero, “sempre riscaldati, illuminati, dalla viva fiamma del cuore” (cfr. G. Marangoni).
D.C.
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