Orari
lunedì | da martedì a domenica |
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chiuso | 08:00 - 18:00 |
Ingresso libero
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Nascosto sotto i cedri del Riparto XVII, il monumento Castellotti si distingue per l’ardito abbinamento cromatico dei materiali. La statua in bronzo - intitolata Redentore – raffigura Cristo a braccia aperte: sono ben visibili le ferite lasciate dai chiodi della croce sul palmo delle mani, così come quelle sul collo dei piedi e sul costato. La rappresentazione scultorea di Cristo, caratterizzata da una patinatura molto scura del metallo, è in netto contrasto con il panneggio dorato che dalla spalla sinistra gli scende sulla schiena, ne cinge il fianco destro coprendo il ventre, per poi adagiarsi a terra in corrispondenza del piede destro. Sul fondale in pietra chiara sono incisi i nomi dei componenti della famiglia Castellotti in lettere dorate. La prima salma tumulata nella tomba è quella di Luigi (1857-1934), ma il committente dell’opera è stato suo figlio Giovanni (1891-1962), industriale, morto nel Varesotto a causa di un incidente stradale.
Gli autori di quest’opera sono Lucio Fontana (1899-1968) per la parte scultorea e Renzo Zavanella (1900-1988) per quella architettonica. Il sodalizio tra i due artefici si rinnova al Cimitero Monumentale anche per il monumento Chinelli, al Riparto II. Insieme, i due autori hanno anche collaborato alla costruzione della casa di Arnoldo Mondadori a Milano.
Fontana, nel Redentore, risente ancora degli influssi di Adolfo Wildt (1868-1931), suo maestro a Brera alla Scuola del marmo nel biennio 1927-28, ma già si intravedono alcuni elementi personali, come la doratura del panno. Zavanella, silenzioso protagonista del Novecento italiano, di umili origini, non si laureò mai al Politecnico di Milano per via delle ingenti rette universitarie da pagare. Solo nel 1952 gli venne conferita la laurea honoris causa in architettura, a Losanna. Dal 1930 al 1932 lavorò nello studio di Gio Ponti (1891-1979) e dal 1932 al 1937 collaborò con Luciano Baldessari (1896-1982), avvicinandosi allo stile razionalista ed ereditandone lo studio dopo il suo trasferimento in America. A Zavanella si deve anche l’idea degli autogrill come ponti sospesi sopra le autostrade.
M.A.
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