Orari
lunedì | da martedì a domenica |
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chiuso | 08:00 - 18:00 |
Ingresso libero
Entrata consentita fino a 30 minuti prima della chiusura
Posizionata su uno spiazzo al centro del Riparto XII, si trova l’edicola Achille. Un “sacro recinto” composto da tre pareti sfalsate fra loro, aperto sul lato di accesso, racchiude un sepolcro marmoreo il cui imponente profilo, sopraelevato rispetto al piano di appoggio, sembra galleggiare. I muri del recinto, blocchi di marmo di Candoglia lavorati a punta grossa di scalpello in modo da sembrare sbozzati, sono traforati da tante piccole aperture a forma di croce. La struttura ha una copertura in bronzo e rame; al suo interno spicca il sarcofago di forma cubica, rivestito da lastre lisce in marmo di Candoglia. Su una della facce del cubo è inciso un versetto tratto dall’Apocalisse: “E l’Angelo che vidi sopra la terra levò la sua mano verso il cielo”. A vegliare su questa tomba c’è proprio un angelo con le braccia distese rivolte alla sepoltura, collocato su un podio in corrispondenza della parete più lunga. La sua veste è realizzata in sottili fogli di rame sbalzato, quasi accartocciati, che conferiscono alla figura un senso di dinamismo molto accentuato.
Il concessionario a cui è dedicata la cappella è il Cavaliere del Lavoro Piero Achille (1901-1970), che ha avuto il merito di ideare e creare nuovi processi per la preparazione di solfuri, alcali e derivati del cloro. Con i soldi ottenuti dalle royalties dei brevetti, ha fondato nel 1936 a Tavazzano (LO) la Società Elettrochimica Solfuri e Cloroderivati, uno dei complessi industriali fra i più importanti d’Europa.
La parte architettonica dell’edicola è stata affidata a Luigi Figini (1903-1984) e Gino Pollini (1903-1991). Eccellenti esponenti dello stile razionalista, nel periodo compreso tra il 1934 e il 1940, i due architetti avevano realizzato a Ivrea (TO) i nuovi stabilimenti della Olivetti, per la quale nel 1935, dopo tre anni di progettazione, hanno anche prodotto la celebre macchina da scrivere “Studio 42”. Per la parte scultorea del monumento è stato incaricato Fausto Melotti (1901-1986) del quale, sulla piega della veste dell’Angelo in basso a sinistra, si legge la firma. Quest’opera è quasi un unicum nella carriera del grande scultore: la sua idea artistica di “brezza barocca”, solitamente ottenuta per le sue sculture tramite l’impiego della ceramica, materiale malleabile, trova in questa sepoltura una soluzione alternativa con l’impiego del materiale metallico.
M.A.
Questa Edicola è parte dei seguenti percorsi in evidenza:
- L'architettura dell'eternità
- Il Novecento al Monumentale