Orari
lunedì | da martedì a domenica |
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chiuso | 08:00 - 18:00 |
Ingresso libero
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La cripta del Famedio ospita, fra le tante figure illustri, la scrittrice Anna Radius Zuccari (1846-1918), meglio conosciuta con lo pseudonimo di Neera. Nata a Milano il 7 maggio 1846, Anna fu autrice di saggi, romanzi, racconti e novelle che la collocarono tra le voci più autorevoli d’Italia, insieme alla collega Matilde Serao.
Gli ideali sui quali fondò la sua produzione letteraria furono la forza d’animo e la libertà del volere, in particolare nelle figure femminili, combattute fra passione e ragione, desiderio e sacrificio. Contrariamente a quanto emerge nei suoi romanzi, nei quali le donne si scontrano e lottano per raggiungere una posizione sociale differente da quella in cui vengono relegate dalla società di fine Ottocento-inizio Novecento, Neera si dichiarò contraria all’emancipazione delle donne e indifferente alla battaglia per il suffragio universale.
A lei la scultrice Lina Arpesani (1888-1974) dedicò, nel 1921, il monumento eseguito in marmo di Edolo, oggi collocato nella Cripta del Famedio, ma inizialmente posto sulla sepoltura della scrittrice, al Riparto XIII. Nel 1978, infatti, a seguito di istanza della famiglia di traslare la salma nella sua collocazione attuale e di valutazione positiva da parte della Commissione Consultiva per le Onoranze al Famedio, l’opera venne movimentata. La scultura, un nudo femminile che sorregge un libro aperto, è collocata su un basamento con iscrizione epigrafica e presenta, alle spalle, una quinta marmorea decorata con rovi e croci, sulla sinistra, e stelle e allori, sulla destra. L’opera richiama, nella postura e nella nudità, una Cariatide, intenta a sorregge come colonna portante, il peso della letteratura, in una simbolica ascesa costella da travaglio e sofferenza, ma culminante nel raggiungimento della gloria.
Figura altrettanto interessante è quella di Rachele Arpesani, detta Lina, scultrice milanese formatasi artisticamente all’Accademia di Brera sotto la guida di Giuseppe Graziosi (1879-1942). La sua scelta di operare nell’ambito delle discipline plastiche, più specificatamente della scultura, la mise nella condizione di interfacciarsi con una professione di appannaggio prevalentemente maschile. Partecipò a numerose esposizioni italiane ed estere e fu premiata nel 1925 a Parigi e nel 1935 a Bruxelles. Tra le sue opere più famose ricordiamo “La Vittoria”, anche nota come “La Vittoria Fascista”, nella quale emerge con evidenza il contesto storico-politico in cui la scultrice operò.
C.T.
Questo monumento è parte dei seguenti percorsi in evidenza:
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