Orari
lunedì | da martedì a domenica |
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chiuso | 08:00 - 18:00 |
Ingresso libero
Entrata consentita fino a 30 minuti prima della chiusura
La città che sale, così Umberto Boccioni descriveva, in una sua opera pittorica, il fermento rinnovatore della Milano dei primi decenni del Novecento. Sono numerose, infatti, le storie imprenditoriali meneghine di successo che hanno origine in quel momento storico e, tra esse, va annoverata quella della famiglia Campari: un cognome che necessita di poche presentazioni e che, nel Cimitero Monumentale, vanta un monumento funebre tra i più apprezzati e fotografati.
Davide Campari nasce in un appartamento situato in Galleria Vittorio Emanuele II nel 1867, il medesimo anno in cui quest’ultima, manifesto delle rivoluzioni architettoniche in corso, viene inaugurata. Ed è proprio in questa Galleria che aprirà il cosiddetto Camparino, nato come “fratello minore” del celebre Caffè Campari, ma più tecnologicamente all’avanguardia. Basti pensare che già nel 1915 il locale era dotato di un innovativo sistema idraulico che garantiva un flusso continuo di acqua gassata dalle cantine, così da offrire ai propri clienti un Campari e soda sempre refrigerato.
Il Camparino divenne in breve tempo un vero e proprio punto di riferimento per i milanesi, non solo perché rese l’aperitivo un rito, ma anche perché divenne luogo di ritrovo per intellettuali dell’allora contemporaneità. Filippo Tommaso Marinetti e Carlo Carrà, esponenti di primo piano del Futurismo d’avanguardia, Arrigo Boito, celebre librettista d’opera e il direttore d’orchestra Arturo Toscanini sono solo alcuni dei celebri personaggi, avventori fissi del Camparino, che avremmo potuto incontrare, passeggiando sotto la volta vetrata della Galleria Vittorio Emanuele, il cosiddetto “Salotto di Milano”.
Questo percorso vuole essere uno spunto per scoprire, a partire dall’iconica edicola Campari - magistrale opera in bronzo di Giannino Castiglioni - i monumenti e le sepolture dedicati alle più celebri personalità del primo Novecento, utilizzando come criterio e filo conduttore quelle celebrità che seppero apprezzare l’oramai consolidata tradizione che oggi chiamiamo ‘aperitivo’.
Il Camparino, con la sua innovatività e ricercatezza stilistica negli interni, opera di artisti come Alessandro Mazzuccotelli ed Eugenio Quarti, più che un caffè seppe essere, per i milanesi, un’istituzione.
A.A.
Edicola Campari - Rialzato AB di Ponente, spazio M
scultore: Giannino Castiglioni, anno 1935
Monumento Filippo Tommaso Marinetti - Riparto IV, spazio 63
marmista: ditta Alziati, anno 1945
Edicola Pirelli - Riparto IX, spazio 541
architetto: Luca Beltrami, ingegnere: Giovanni Battista Casati, anno 1919-1921
Monumento Mengoni - Circondante di Ponente, spazio 31-33
scultore: Francesco Barzaghi, anno 1879, 1881
Monumento Carrà - Riparto XIX, spazio 229
architetto: Giovanni Muzio, scultore: Giacomo Manzù, anno 1966
Sepoltura Turati e Kuliscioff - Circondante di Levante, spazio 575-576
Edicola Toscanini - Riparto VII, spazio 184
architetto: Mario Labò, scultore: Leonardo Bistolfi, anno 1909-1911
Sepoltura Giacosa - Galleria PQ di Levante Inferiore, Riparto XIX, spazio 10
Sepoltura Bruno Munari - Famedio, spazio 6
Monumento Boito - Edicola G di Ponente Superiore, spazio 16
scultore: Luigi Albertini, Lodovico Pogliaghi, anno 1921
Edicola Campari - Rialzato AB di Ponente, spazio M
scultore: Giannino Castiglioni, anno 1935
Monumento Filippo Tommaso Marinetti - Riparto IV, spazio 63
marmista: ditta Alziati, anno 1945
Edicola Toscanini - Riparto VII, spazio 184
architetto: Mario Labò, scultore: Leonardo Bistolfi, anno 1909-1911
Sepoltura Bruno Munari - Famedio, spazio 6
Monumento Boito - Edicola G di Ponente Superiore, spazio 16
scultore: Luigi Albertini, Lodovico Pogliaghi, anno 1921